LINEA VERDE. FILIPPO BORELLO, IL TRIONFO DELLA MULTIDISCIPLINARIETA’

di Danilo Viganò

Filippo Borello è un grande fautore della multi disciplinità: «Mi hanno insegnato che fa bene, forgia il carattere e la forza, insegna a stare in bicicletta, e ti consente di dare il massimo in sella». Borello lo trovi in pista, in strada, tra gli sterrati del ciclocross, costantemente sul podio come vincitore o come piazzato di lusso. Uno stakanovista tanto per intenderci. Ha conquistato già due titoli tricolori nel Cross, a Roma nel 2018 (esordienti II° anno) e all’Idroscalo di Milano nel 2019 (allievi I° anno).

L’anno scorso, con la maglia del Pedale Senaghese (per il cross è al servizio della System Cars Cicli Fiorin di Baruccana di Seveso, ndr), Filippo si è fregiato del successo nella Varese-Angera la classica lombarda che apre il calendario delle prove dell’Oscar tuttoBICI. In pista si è aggiudicato il titolo regionale piemontese nella velocità a squadre, con Bozzola e Napolitano, e nella stessa specialità la medaglia di bronzo agli Assoluti di San Francesco al Campo, nel Torinese. Per quanto riguarda il Ciclocross ha vinto a Corridonia la seconda prova del Giro d’Italia (secondo nella classifica generale), e a gennaio di quest’anno è salito sul podio del Campionato Italiano di Schio (allievi II° anno) classificandosi in terza posizione.

«Ho fatto cose buone ogni anno, praticamente da quando ho iniziato. Ho chiuso con un successo su strada, potevano essercene anche qualcuno di più. Diciamo però, che mi sono battuto sempre con i migliori nelle corse di qualità. Ad oggi la mia specialità preferita è il ciclocross, dove mi esprimo per continuità di rendimento e i risultati conseguiti. Non mi dispiace correre quando piove o fa freddo: per le sue pietre e i suoi sterrati la Parigi-Roubaix è la corsa che prediligo».

Sedici anni compiuti, torinese di Trana, comune situato in Val Sangone, Borello si è avvicinato al ciclismo seguendo dal vivo una gara giovanile a Rosta, fuori Torino, in cui correva il suo ex compagno di scuola, Daniel Grasso. Da lì è partito tutto, con la prima tessera nella società di Piossasco. In quel di Trana, Filippo abita con papà Carlo, elettricista, mamma Norma, insegnante alle scuole medie di Sangano, e la sorella maggiore Carlotta che gareggia tra le juniores e frequenta il Liceo Linguistico. Il corridore piemontese studia invece all’Istituto Tecnico “Galileo Galilei” di Avigliana indirizzo turistico. Per il 2020 è stato confermato dal Pedale Senaghese società milanese diretta da Augusto Savoldi.

Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«Prende sempre più piede la multidisciplinarietà. In grande crescita è senza ombra di dubbi il ciclocross».

A quale età hai cominciato a correre?
«A 7 anni per la società Piossasco, con una bici Vicini gialla».

Il più forte corridore di tutti i tempi?
«Eddy Merckx per tutto quello che ha vinto».

Quale altro sport ti piacerebbe praticare?
«Il calcio, tifo per il Torino».

I tuoi peggiori difetti?
«Voglio avere sempre ragione e poi sono timido».

Il tuo modello di corridore?
«Peter Sagan».

Cosa leggi preferibilmente?
«La rivista Bicisport».

Cosa apprezzi di più in una donna?
«Il carattere, l’aspetto fisico, e gli occhi».

Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«Ai genitori dico di non intromettersi nella preparazione agonistica dei figli».

Piatto preferito?
«Pizza».

Attrice o attore preferito?
«Massimo Boldi e Christian De Sica».

Chi è il tuo collega più simpatico?
«Gabriel Fede, fino allo scorso anno mio compagno di squadra».

Sei religioso?
«Non tanto».

Paese preferito?
«L’Olanda perchè è la patria del ciclocross».

Cosa vorresti che si dicesse di te in particolare?
«Che sono un buon corridore».

Hobby?
«Gli amici e la mountain bike».

La gara che vorresti vincere?
«Parigi Roubaix».

Ti senti in debito con qualcuno in particolare?
«No».

Quale sarà il tuo obiettivo al rientro nelle gare?
«Farmi trovare subito pronto».

About the Author: Ufficio Stampa